Su testo del collega, amico, complice di questo Blog: Paolo Tattini
(grande Maesro di Filosfia Zannona)
Ero un bambino di 7-8 anni quando Franco Liguori giocava nel Bologna, allora tutti i giocatori rossoblù erano per me degli eroi, dei personaggi eccezionali, già solo la figurina Panini di un giocatore del Bologna mi dava una piccola emozione.
Ricordo che allora si parlava della sua vicenda come di una delle più tristi della storia dei giocatori rossoblù. Qualche tempo fa una bellissima puntata di “Sfide” ha raccontato quanto gli successe, ho così rinfrescato i miei ricordi di bambino e ancor di più pensando a quanto gli è accaduto sento un forte senso di ingiustizia e sfortuna che ancora oggi mi colpisce. Ho così fatto qualche ricerca e voglio così riprendere e rivivere quanto successe a questo giocatore che ebbe da madre natura tanto talento ma anche tanta sfortuna. Questa è il racconto della sua
storia:
Liguori si era messo in luce giovanissimo nella Ternana. Tre anni di C, poi la promozione de rossoverdi fra i cadetti. Non sono pochi a mettere gli occhi su quel talento tuttofare, uno che in campo potrebbe occupare ogni posizione. "Tanto che iniziai come centravanti. In seguito venni impiegato anche come ala destra. Fu poi Viciani, a Terni, a sistemarmi in mezzo al campo. Anche se all'occorrenza mi schierava terzino, non come marcatore, sia chiaro, bensì come fluidificante. Una novità assoluta per quegli anni". Nel 1970-71 Franco Liguori è un giocatore si serie A: indossa la prestigiosa maglia rossoblù ed appena arrivato diventa uno dei punti di forza della squadra guidata da Edmondo Fabbri. Il Bologna si aggiudica la Coppa di Lega Italo-Inglese battendo in finale il Manchester City e fin dalle prime giornate del campionato si dimostra una buona formazione e comincia ad inanellare risultati positivi. Buona parte del merito spetta proprio a Franco Liguori, giovane stantuffo dai piedi buoni, uno che garantisce i rifornimenti al cervello Bulgarelli ma non disdegna la sgroppata, il lancio, la conclusione, dotato anche di uno bello stile.
10 gennaio 1971: A San Siro si gioca Milan-Bologna. I rossoneri, primi in classifica, sembrano avviati a ripetere lo strepitoso torneo del 1968, quello che aprirà loro le porte alla conquista della Coppa dei Campioni. Anche gli emiliani navigano nelle zone alte della classifica, si tratta di uno scontro al vertice. Dopo un quarto d'ora la gara di San Siro è ancora ferma sullo 0-0: Liguori scende verso la trequarti, la sua inconfondibile falcata procede verso l'area milanista. Quando ecco irrompere sulla scena il polpaccio teso di Romeo Benetti, a chiudere sull'avversario alla "o la va o la spacca". La spacca: mentre il pallone viaggia rasoterra, l'intervento di Benetti è incomprensibile, assurdo, violento, crudele. Tacchetti che affondano nel ginocchio di Liguori, infischiandosene del pallone, l'arto del bolognese subisce una torsione anomala, incongrua. Tutto salta, tutto si fa buio: "Il ginocchio rimase attaccato a un solo legamento" ricorda Liguori. "Fu un intervento inconcepibile: era chiaro, guardando le immagini, che Benetti doveva fermarmi, bisognava impedirmi di fare il bello e il cattivo tempo”.
Per Liguori si schiudono le porte di una sala operatoria dell'ospedale di Lione. Il famoso professor Trillat, lo stesso che pochi mesi prima aveva dovuto rimettere in piedi Gigi Riva, ricompone il ginocchio del talento bolognese. Il quale però, nel frattempo, deve rinviare l'appuntamento con la Nazionale: "Valcareggi mi aveva contattato prima della gara col Milan: mi voleva in azzurro nell'amichevole di febbraio a Cagliari contro la Spagna..."
Per Franco Liguori, venticinquenne napoletano, è l'inizio di un calvario. "La domenica prima di giocare a San Siro, il 3 gennaio a Bologna, subii un infortunio alla caviglia 'grazie' al veronese Mascalaito che mi scaraventò addirittura contro i tabelloni pubblicitari. Fecero di tutto per rimettermi in piedi in vista della partitissima. E ci riuscirono. Purtroppo."Come si comportò Benetti? "Venne a trovarmi in clinica a Lione, insieme al capitano Rivera. Mi è capitato di incontrarlo ancora in qualche trasmissione. Mi ha confessato che il mio infortunio gli ha lasciato il segno per dieci anni. 'Sapessi a me' gli ho risposto".
Poi l'infortunio, la lenta riabilitazione: "Impiegai invece un anno esatto prima di calcare ancora un terreno di gioco. Per sistemarmi in panchina". Ma in quel Bologna 1971-72 Liguori, non ancora in perfetta forma, giocherà solo quattro partite. "Il peggio però venne nel 1972-73. Stavo bene, ero sicuro di essere tornato quello di una volta. Il nuovo allenatore Pesaola, però, non la pensava allo stesso modo. Mi fece giocare solo sette partite, senza mai fornirmi spiegazioni. Fu durissima. E devo ringraziare i vecchi, primo fra tutti Bulgarelli, che fecero di tutto per rincuorarmi”. Liguori in ogni caso capisce che in quel Bologna, non tira più l'aria giusta per lui: era arrivato giovane talento, pieno di energie e si ritrova a 27 anni, con il tempo che scorre e quel Benetti che, intanto, ha preso il "suo" posto in Nazionale.
Bisogna cambiare aria, e il cambiamento gli giova: Liguori è ceduto in prestito al neopromosso Foggia, l’allenatore che gli dà piena fiducia. "Disputai 26 partite in quella stagione. Certo il Foggia era un'altra cosa, tanto che alla fine retrocedette in B, ma io ero soddisfatto. Avevo dimostrato che ero ancora un calciatore, che il mio fisico rispondeva. Ero tornato quello di prima, pronto a rigiocare nel Bologna che mi aspettava a fine stagione."
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Invece? "Invece andò diversamente. La società aveva ormai provveduto ad acquistare Maselli quale mio 'sostituto', mentre in panchina sedeva sempre Pesaola. Era chiaro che non c'era spazio. A novembre mi cedettero al Brindisi, in serie B, ma non ero disposto, dopo i sacrifici che avevo fatto a inizio carriera e durante il lungo periodo della riabilitazione, ad accettare un declassamento che non trovava riscontri tecnici. Così, al termine di quella stagione in Puglia, decisi di voltare ancora pagina: restavo nel calcio, avrei fatto l'allenatore."
Il legame tra Franco Liguori ed il Bologna non si esaurisce qui, sarà infatti lui l’allenatore di quel Bologna che per la prima volta dopo 73 anni nella storia scende nella derelitta serie B!!! Il campionato 1981-82 fu quello successivo a quello del bel Bologna di Gigi Radice che, nonostante il – 5 portò il Bologna al 7° posto. L’anno dopo la squadra fu affidata a Tarcisio Burgnich, ma subisce un indebolimento nell’organico, il presidente Fabbretti ha venduto i giocatori migliori (Dossena e Bachlechner), e la squadra lotta tra nelle ultime posizioni. A marzo si decide di affidare la squadra proprio a Franco Liguori che al tempo guidava la squadra giovanile. Dopo risultanti alterni, la squadra si trovò a giocarsi la salvezza nelle ultime giornate. Alla penultima di campionato ero allo stadio, e ricordo che mi esaltai a vedere il Bologna guidato da Fiorini battere per 3-1 all’Inter, la salvezza sembrava possibile. Non fu così: all’ultima giornata il Bologna perse per 2-1 ad Ascoli e così venne sancita la sua prima retrocessione. La carriera di allenatore di Franco Liguori venne così compromessa in modo irreparabile.
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Aggiungo il Suo autografo originale. Lo presi al solito campo della Virtus in Via Valeriani e, ancora oggi ricordo la sua espressione tra lo stupito e il triste.
Perchè quando mi fece l'autografo, Franco era ai brodi del campo.
In borghese.
Dovunque tu sia... in bocca al lupo.